mercoledì 25 luglio 2018

Un albero secolare e una comunità

Il 14 luglio scorso una delegazione di Giardinieri BioEtici ha visitato, al termine di una giornata formativa, la quercia secolare di Fossalta di Portogruaro. Francisco Merli Panteghini conosce la quercia da anni e ne aveva scritto nel 2015 denunciandone il degrado (leggi l'articolo), offrendo consulenza e sostegno economico al comune che arrivò fino a minacciare la querela per i suoi scritti. Allora una massiccia infestazione di cerambice stava compromettendo la precaria stabilità dell'antico albero. In seguito gli interventi si sono moltiplicati con una piccola riduzione della chioma, un vistoso sostegno della branca a nord, nuove cinghie per fasciare l'albero e rallentarne il collasso. L'inverno scorso un fulimine l'ha colpita e parzialmente incendiata. Col senno di poi ci chiediamo se non abbia aiutato a liberarsi da un po' di parassiti rodilegno, in parte attivi ancora oggi ma in misura molto minore.
Studiando e ammirando l'albero abbiamo scoperto quel giorno una decina di fori chiusi con tappi di plastica color nocciola. Li abbiamo notati quando Daniele Marinotto, osservando le foglie cadute, ha constatato una massiccia infestazione di tingide. Però quasi tutti gli esemplari, in vario stadio di sviluppo, erano morti. Sono i segni di un massiccio intervento di endoterapia, ovvero sono stati iniettati nella pianta insetticidi che avvelenano tutti gli insetti che se ne nutrono. Una scelta estrema, dal nostro punto di vista di Giardinieri BioEtici, quella di forare il tronco, aprendo inevitabilmente la strada a infezioni fungine, per ottenere un risultato sulla chioma, che la pianta può rigenerare al contrario del legno forato.

E' un po' come se per curare una dermatite ci iniettassero in molti punti del cortisone, con una siringa non sterilizzata, senza indagare sulle cause del sintomo o optare per delle pomate meno invasive. Noi preferiamo lavorare a sostegno della pianta, mettendola a proprio agio, fornendole alleati (funghi micorrizici, batteri, antagonisti ai suoi nemici come le vespe e calabroni che abbiamo trovato insediate nelle sue cavità). E soprattutto, in questo caso, ridurre l'area impermeabilizzata e compressa dalla strada come ha suggerito Paolo Vergine durante l'ultimo sopralluogo.
Immaginiamo che i tecnici preposti abbiano valutato attentamente pro e contro dell'endoterapia. Di certo la percezione di quest'albero plurisecolare sta cambiando. Nel 2015 nessuno si capacitava che potesse schiantarsi. C'era da così tanti anni, da così tante generazioni che lo si dava per scontato, più ancora della chiesetta di Sant'Antonio lì accanto. Nel 2015 non c'erano risorse comunali per aiutare la vecchia quercia ma la comunità locale è riuscita a raccogliere migliaia di euro per restaurare la chiesetta. Poi i fondi sono arrivati e così gli interventi che hanno cambiato la percezione dell'albero che è stato sostenuto, recintato e isolato, messo quasi in un reparto di isolamento. Purtroppo non si è ancora pensato di levare l'asfalto della strada che la sfiora o di custodire negli anni l'apparato radicale da scavi per i sottoservizi.
Ancora la comunità non ha accettato la senescenza di questo esemplare unico. Non ha accettato che un domani Fossalta non avrà più quella meraviglia e che la cosa più sensata che doveva essere fatta da decenni era, con antica saggezza, iniziare a piantare e tutelare le sue figlie per coltivare gli alberi secolari di domani. Fortunatamente conosco alcune persone che da anni curano piccole figlie della Signora in attesa del suo ultimo giorno. Forse avverrà durante un temporale o con un colpo secco di vento come per la Rovra del Po ad Ariano Polesine, uno shock ancora da superare per chi la credeva immortale (anche se in quel caso le responsabilità umane del degrado sono certe leggi l'articolo).
Si può e si deve iniziare ora ad accettare questa nuova fase e questa nuova responsabilità: la comunità di Fossalta si prenda cura delle querce secolari di domani! Non basta custodirne una, perchè molti sono gli incerti, decine di alberi devono essere curati, e per farlo non basta un sindaco lungimirante ma ci vuole la passione convinta di un'intera comunità che sente, anche se non lo capisce a pieno, il ruolo che l'essenza di questo grande albero rappresenta nella loro vita. La Chiesetta e la Quercia sono un tutt'uno, sintetizzano la storia e l'impegno di generazioni di Villanoviani, che possa rinnovarsi negli anni a venire questa alleanza, sempre più consapevole, tra comunità umana e i suoi alberi. Se in qualche modo noi Giardinieri BioEtici possiamo essere di aiuto, di consulenza o altro siamo a completa disposizione dei residenti nella frazione di Villanova Sant'Antonio e dell'amministrazione cittadina.

F.P.

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