giovedì 26 luglio 2018

Come fermare un cantiere di potatura irregolare?

Abbiamo chiesto al prof. Francisco Merli Panteghini i dettagli dell'intervento che ha fatto il 24 luglio a Sottomarina (Chioggia VE) in un cantiere di potature con parecchie irregolarità. Emerge purtroppo un quadro secondo noi rappresentativo di molte aziende che lavorano senza badare alla sicurezza dei propri addetti e con insufficiente formazione nel compito delicato che è loro affidato. Premettiamo anche che il prof. Panteghini è uno dei più accesi sostenitori della diffusione delle buone pratiche nella gestione del verde a Chioggia e dintorni in seno all'associazione Amico Giardiniere e come privato cittadino.
La sua azione sull'opinione pubblica e con il continuo confronto con le amministrazioni che si sono succedute negli ultimi 7 anni (da quando vive lì) hanno portato alla redazione del primo regolamento del verde pubblico cittadino, alla definizione (ancora migliorabile) e al divieto di capitozzare alberi di proprietà pubblica, al bando del glifosato su tutta la superficie comunale e all'introduzione di apposite sanzioni per ogni violazione. Infatti spesso accade in Italia che ci sono leggi inapplicate per la mancanza di chiare sanzioni. Noi crediamo invece che un sistema come il nostro abbia bisogno sia di incentivi per chi innova ed è virtuoso che di punizioni sostenibili (e non draconiane e raramente applicabili) ma reiterate per spingere chi viola la legge a comprendere che la legalità è anche un buon affare.
Lasciamo ora la parola al racconto di Panteghini.

"Portavo mio figlio al campo estivo quando entravo, senza alcun cartello che mi avvisasse, nell'area di un cantiere per la potatura lungo strada. Ricordavo di aver visto un paio di giorni prima alcuni rami di robinia spezzati lì e mi sono ripromesso di tornare a verificare il tipo di intervento in corso. Dopo alcuni minuti lasciavo l'auto nel parcheggio attiguo e documentavo il cantiere riscontrando, come già temevo, moltissime irregolarità: assenza di cartelli dal lato strada (solo 2 nel parcheggio ma nessuna delimitazione dell'area di cantiere), un operaio a terra senza casco, l'operatore in piattaforma senza alcun dpi (dispositivo protezione individuale) in pataloncini e maglietta, senza cintura di sicurezza con motopotatore e motosega a tagliare, malamente, le prime due robinie. Ho scattato alcune foto. C'era poi un signore in borghese che osservava il cantiere a cui mi sono rivolto pensando fosse un tecnico. A lui mi sono rivolto per chiedergli ragione di tutte queste mancanze e del relativo pericolo per operatori e cittadini. Dimostrando di conoscere bene la normativa l'ho convinto a far interrompere il lavoro per mettere in regola il cantiere. Ho scoperto così che il potatore (anzi l'uomo con la motosega visto che i tagli mancavano di cognizione) era titolare di una piccola ditta rodigina in subappalto per la ditta del primo individuo chiamati con urgenza dall'ufficio postale di Sottomarina per "mettere in sicurezza le piante". Ho chiesto se conoscesse le regole di sicurezza, con una smorfia l'artigiano ha iniziato discorsi già sentiti troppe volte sul fatto che era un lavoro veloce e quindi non c'era bisogno di tante finezze. Ma Dura lex, sed lex (detto latino che significa: la leggè è implacabile ma è pur sempre la legge, e va rispettata), specialmente quando si tratta di sicurezza. Gli ho poi chiesto il motivo per cui stava tagliuzzando a quel modo le robinie. Risposta "tanto ricacciano".

Ho chiesto se sapeva cos'era un taglio di ritorno ed è stato in grado di spiegarmelo, sempre più arrabbiato, anche se non stava applicando questa semplice tecnica di potarura. Gli ho fatto presente che non era periodo di potature in modo consistente e che per tutelare la sicurezza, specialmente sugli aceri sanissimi dell'area non sarebbe stato necessario fare lo scalpo come alle vecchie robinie che aveva già maltrattato. Risposta "Son vent'anni che poto, se vuoi farlo tu fallo, io adesso tiro giù la piattaforma e me ne vado". Il responsabile della ditta appaltante ha chiesto sostegno al direttore della filiale, che purtroppo ignorava ogni legge e non ha voluto sentire ragioni. Io ero solo l'ostacolo alla prosecuzione di un sacrosanto cantiere su terreno privato (falso: ha occupato a intermittenza anche la strada e il passaggio pedonale, inoltre la presenza di pedoni ovunque era continua essendo l'ufficio postale aperto). Io ho chiesto solo che fossero rispettate le norme sulla sicurezza, lasciando alla coscienza professionale del cosiddetto giardiniere la validità tecnica del suo intervento sulle alberature. In cambio ho ricevuto minaccia di vedermi accreditare (e come???) il costo del tempo "perso" dalla ditta.
A quel punto ho deciso di chiamare i vigili per una verifica del cantiere. Ho fermato una pattuglia di passaggio chiedendo un loro sopralluogo, che hanno accordato pur se impegnati in un altro compito. Purtroppo dopo aver raccolto alcune informazioni e le mie generalità (solo le mie stranamente) si sono dichiarati incompetenti, dedicati alla sola viabilità, eppure dovrebbero conoscere le regole sui cantieri che coinvolgono a qualsiasi titolo strade e passaggi pedonali. "Del verde si occupa un ufficio specifico" ha affermato il capopattuglia ed io ho ricordato che l'ufficio comunale del Verde delega, da regolamento, le verifiche e le sanzioni alla polizia locale. Dopo aver chiamato la centrale il vigile ha detto che dovevo chiamare lo Spisal (ufficio del lavoro). Gli ho chiesto il numero. Non lo aveva e se ne sono andati. Ho chiamato in centrale della Polizia Locale e mi hanno dato un numero che si è rivelato essere quello della sala operatoria dell'ospedale di Chioggia! Sono andato a prendermi qualcosa al bar, aspettando di vedere se la ditta decidesse di munirsi dei dpi previsti. Cosa che ha fatto come ha potuto perchè non li aveva tutti con sè. A quel punto non ho ritenuto opportuno danneggiare il collega con una rovinosa visita della Spisal, di cui mi ero procurato il numero nel frattempo. Nel pomeriggio sono tornato constatando le brutte potature e i danni inferti agli alberi. Non mi capacito ancora di come un proprietario possa pagare una ditta per fargli danni.

PRIMA

DOPO

Se volete sapere che ditta era ho tutti i riferimenti, che decido di non pubblicare qui solo perchè ho fiducia che quel giardiniere ripensando a ciò che è successo possa evolvere la sua pratica professionale e così auguro a tutti. La mail dell'associazione con cui collaboro Amico Giardiniere è info@amicogiardiniere.it. In autunno organizzerò dei corsi, ovunque mi venga richiesto, per spiegare a giardinieri e cittadini le regole dei cantieri di potatura e di buone pratiche in vista dell'epoca (corretta) di potatura. Scrivete all'associazione se siete interessati. Buona evoluzione verde."

Le foto sono state scattate e di proprietà del prof. Panteghini, concesse ai Giardinieri BioEtici per la divulgazione di questo contenuto. Scegli un'azienda di professionisti al tuo servizio. I costi saranno forse più alti perchè DPI, formazione, buone pratiche richiedono investimento e tempo ma i risultati saranno migliori e i rischi annullati: trova il giardiniere certificato più vicino www.giardiniere.bio. Se sei un giardiniere e hai bisogno di formazioni mirata contatta il 328 7021253.

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